Cinque secondi

Cinque secondi

Di Mirya ho già scritto quando ho recensito Trentatré, e oggi torno a consigliarvela perché ho finito di leggere Cinque Secondi e l’ho adorato.

Per dirla come lei lo dice, Cinque secondi è un libro di testa e di pancia, a me ha preso soprattutto la pancia, e lo dico in senso più che buono. È un libro che ti scivola sotto la pelle e ti regala emozioni e riflessioni, e poi ti accorgi che a volte non c’è differenza tra le une e le altre. È un libro che mi ha fatta ridere e piangere e a volte entrambe le cose assieme.

Parlare di Cinque secondi non è facile perché è un libro particolare e perché in qualche modo “parla di me”. Non mi capita spesso di sentirmi così coinvolta da un testo, men che meno di immedesimarmi con qualcuno. Con qualcuno come la protagonista di Cinque secondi, poi, sembra una cosa impossibile.

Eppure è successo. Merito di uno stile trascinante, di una scrittura potente e dal ritmo serrato, merito soprattutto delle emozioni. Più che coinvolgimento sarebbe giusto parlare di “travolgimento”, perché questo libro non lascia spazio a nulla finché non si arriva alla fine. Cinque secondi è un romanzo, ma è soprattutto un dialogo fitto in cui si alternano le voci della protagonista e dell’autrice che si rivolgono al lettore. Ogni capitolo ha un suo prologo in cui Mirya parla di sé e del suo rapporto con la protagonista del libro; in ogni capitolo Mnemosine parla di sé e della propria vita, cinque secondi per volta.

Orologio farfalle

La trama è apparentemente semplice: Mnemosine ha una sorta di superpotere al contrario, qualcosa che nessuno vorrebbe e che la condanna alla solitudine. La sua storia inizia prima della sua nascita, inizia il giorno in cui i suoi genitori si sono incontrati ed è la storia di un dialogo ininterrotto, di un amore senza fine che rende presente anche chi non c’è più.

Mnemosine parla e ricorda, si racconta, e il lettore non può fare altro che ascoltarla, interlocutore muto e impotente in una storia in cui il suo compito è esattamente quello: ascoltare.

Che quello di Menmosine sia una sorta di racconto orale è chiaro dallo stile, dalle numerose riprese, dalle ripetizioni mai casuali e sempre volute, dall’assenza di battute di dialogo. È uno stile che richiede attenzione, quella che spesso non si mette nei dialoghi virtuali. A questo mi ha fatto pensare Cinque secondi: a una metafora dei rapporti virtuali, fatti di chat e social network, dimenticabili non appena si spegne il pc, come se le persone oltre lo schermo non fossero reali, come se smettessero di esistere pochi attimi dopo avere smesso di parlarci. Di loro, però, rimane una traccia nella memoria digitale, una memoria perfetta come quella di Mnemosine, che ricorda tutto ma non può essere ricordata da nessuno.

Cinque secondi è una storia profonda e struggente che racconta con leggerezza gli aspetti tragici e difficili dell’esistenza umana. È una storia piena di vita anche se la protagonista sembra non poterne avere una propria. È una storia paradossale e assurda che va letta sull’onda delle emozioni ma che, arrivati alla fine, sembra diventata persino normale.

C’è una domanda che vorrei fare a Mirya, al termine di Cinque secondi, e sono quasi certa che anche lei se la sia posta e che pertanto saprebbe darmi la risposta, ma credo anche che quella risposta non vada data, lasciando Mnemosine alla sua esistenza fatta di attimi, come di attimi, in fondo, sono fatte tutte le vite.

Cinque secondi è disponibile su: Amazon